Storia naturale della distruzione – Sebald, Benjamin, Carifi


L’ “epoca delle rovine”, così la chiama Roberto Carifi mentre ripensa ai giochi della propria infanzia «in uno spiazzo sterrato e desolato, circondato da edifici sventrati e cadenti», orla e scandisce l’infinito istante che ha lacerato la vita e la parola, e aggirandosi sulle loro membra disperse continua a farvi risuonare la sua eco. Epifania di un senso interrotto che, al deflagrare di ogni cosa, rivendica per sé un nuovo spazio nel mondo.

C’è una consonanza, un accordo sonoro e sensibile, tra ciò che abita l’infanzia di Carifi, non a caso studioso e traduttore di una parte cospicua della produzione poetica tedesca, e l’impressione che Sebald riserva a se stesso da bambino:

«Ho trascorso l’infanzia e la giovinezza in una zona che si estende lungo il margine settentrionale delle Alpi, zona largamente risparmiata dalle immediate conseguenze delle cosiddette operazioni militari. Alla fine della guerra avevo appena un anno ed è quindi difficile che, di quell’epoca segnata dalla distruzione, io possa aver serbato impressioni fondate su eventi reali. Eppure ancor oggi, quando guardo fotografie o documentari del periodo bellico, ho come la sensazione di esserne il figlio, come se di là, da quegli orrori che non ho vissuto, cadesse su di me un’ombra alla quale non potrò mai sfuggire del tutto. […] Le immagini dei sentieri di campagna, dei prati rivieraschi e dei pascoli montani vengono a confondersi davanti ai miei occhi con quelle della distruzione, e – in maniera perversa – sono proprio queste ultime, non gli idilli infantili divenuti ormai assolutamente irreali, a darmi un senso di casa, forse perché rappresentano la realtà più potente, la realtà dominante dei miei primi anni di vita. Oggi so che allora, mentre ero disteso nella culla sull’altana della nostra casa di Seefeld e, socchiudendo gli occhi, guardavo in su verso il cielo bianco-azzurro, dappertutto in Europa erano sospese nuvole di fumo». (Sebald, o. c., pp. 74-76)

(Claudia Ciardi)

Dal mio articolo “Appunti sulla teoria della distruzione di Winfried Sebald” (dicembre 2010).

Pubblicato inizialmente sulla versione online di «Helios Mag» (archivio non più presente in rete).
Qui la versione integrale del mio contributo

Altro qui >>>>>> Robert Walser e Winfried Georg Sebald

Gotico e montagne


Gotico/Neogotico – Convegno Internazionale per il bicentenario della nascita di Giovanni Battista Schellino.

«Il Giornale dell’Arte», numero 392, dicembre 2018. Due pagine dedicate al Convegno Internazionale per i duecento anni di Schellino. Articoli di Andrew Graham-Dixon e Daniele Regis.

Paola Scola, “Omaggio al geometra artista che portò le guglie in Langa”, «La Stampa», 1 dicembre 2018.

“Si celebrano i duecento anni dalla nascita di Giovanni Battista Schellino”, «Corriere.net», settimanale della Langhe, a cura della redazione, 30 novembre 2018.

“Dogliani: anche Andrew Graham-Dixon della BBC al convegno internazionale sullo Schellino”, «Provincia Granda/Gazzetta di Mondovì», settimanale, 30 novembre 2018.

Mattia Clerico, “Due giorni internazionali sulle opere dello Schellino”, «L’unione monregalese», 29 novembre 2018.

La notizia dell’evento è stata inoltre riportata sul bollettino della Soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo, 1 dicembre 2018.

La mia scheda
di relatrice
al convegno /Dogliani 1818-2018



Architettura e montagna/ Arte e montagna – Convegno Internazionale promosso da Daniele Regis (Politecnico di Torino, settembre-ottobre 2017)

Su PolitoComunica una dettagliata segnalazione dell’iniziativa (si rimanda al link precedente).

Daniele Regis, “Nove mostre e un convegno a Paraloup”, «Archalp», sezione “eventi”, numero 14, dicembre 2017, pagine 108-110.

Un’ampia brochure sull’evento ha documentato le sue diverse articolazioni. Sulla mia mostra si veda “Il piccolo Tibet delle Apuane”, parte I, parte II.