ἄγαμος ἄτεκνος ἄπολις ἄφιλος

Valentin Aleksandrovič Serov, Ifigenia, 1893

νῦν δ’ ἀξείνου πόντου ξείνα

δυσχόρτους οἴκους ναίω,

ἄγαμος ἄτεκνος ἄπολις ἄφιλος. (Eur. IT 218–20)

E ora qui, straniera, sul mare desolato

le tristi case abito,

senza nozze, senza figli, senza patria né affetti.

Euripide, Ifigenia in Tauride [traduzione di Claudia Ciardi]

Si è festeggiato l’8 marzo, e nell’arte con molte iniziative già preparate, è evidente, prima che scoppiasse l’ennesimo disastro. Così, proprio mentre le abbiamo interpellate e ci siamo adoprati per celebrarle, le Muse, turbate, ferite, hanno continuano a tacere. Avrebbe potuto essere altrimenti? Con quello che accade la femminilità più di tutto è scossa e sradicata, minacciata nei propri affetti, nelle cose che si danno come basi del proprio mondo, per quel poco che si può rendendolo saldo.

Sono tristi e arrabbiate queste Muse, perché non facciamo abbastanza per onorarle, anzi mentre diciamo di amarle, le mandiamo in esilio. E così le Muse tacciono, tacciono perché è debole il nostro omaggio, non sono fresche le rose che portiamo.

Vorrei anche dire che un buon 8 marzo a due signore che si occupano del fondo manoscritto di Paula Modersohn-Becker ci poteva anche stare; più di dieci anni di studio l’una e, per quanto mi riguarda, oltre quattro anni. Un lavoro esteso che comprende la consultazione di molti materiali in lingua, inediti in Italia, di cataloghi e altri strumenti simili che ci siamo procurate tenendo contatti con centri di studio, librai e antiquari tra gli Stati Uniti e la Germania.


Ne approfitto per dire che è in corso di pubblicazione un lungo saggio a mia firma (30.500 battute con un excursus bibliografico incentrato su alcuni recentissimi titoli usciti nel panorama culturale tedesco) dove si offre in anteprima un ritratto di questa pittrice a partire da un accurato studio delle occorrenze verbali in rapporto alle sue esperienze di crescita artistica. Abbiamo lavorato come se avessimo di fronte un poema antico, rintracciando clausole, ritorni nell’aggettivazione, tentando di illuminare le singole e più significative parole tedesche per quello che è il loro portato sia in ambito letterario che pittorico. Il testo offre cospicue citazioni in un raffronto bilingue tra gli autori passati in rassegna. Così sarà contento chi per mestiere rileva le pagliuzze altrui…

È strano come si osservi nell’altro un battito di ciglia e poi ci si “dimentichi” di chiedere conto della ricerca di due studiose, che non vantano parentele accademiche, ma validamente e profondamente si sono impegnate.

Ad ogni modo, di questo primo assaggio della nostra ricerca indipendente daremo notizia qui nelle prossime settimane.   

Visto che l’8 marzo è andato e si è persa una buona occasione, provvedo da me ad augurarci buona primavera. Buon risveglio a noi, buona arte e creatività a te, cara Eleonora, e buona rinascita a tutte le donne che lottano, a quelle che non vengono aiutate, a quelle che lavorano in silenzio senza sfruttare rapporti di potere, cui vengono negati sistematicamente spazi di rappresentazione e d’intervento, a quelle che cercano di cambiare le cose.

22 ottobre 1899 – Dal diario di Paula Modersohn-Becker [traduzione di Eleonora Beltrani e Claudia Ciardi]

Des Nachts, wenn ich aufwache, und morgens, wenn ich aufstehe, ich es mir, als wenn etwas Traumhaft-Schönes auf mir liege. Und dann ist es doch nur das Leben, das mit seinen schönen Armen ausgebreitet vor mir steht, auf daß ich hineinfliege.

Quando nottetempo mi desto e al mattino mi alzo, è come se qualcosa tra sogno e meraviglia mi avvolgesse. Poi, altro non è che la vita a braccia aperte innanzi a me, perché mi ci getti.

11 luglio 1899 – Dal diario di Otto Modersohn [traduzione di Claudia Ciardi]

Es kommt aber alles darauf an, alle Schlacken, alles anhaftende fremde zu beseitigen und ganz “ich selbst” zu werden, ganz persönliche Bilder zu schaffen, die würden mir Erfolg verschaffen, innerlich reif, und äußerlich reif (einheitlich)…

Ma è proprio una questione di rimuovere tutte le scorie, tutte le residue cose estranee, per divenire completamente “me stesso”, creando immagini del tutto personali che mi porterebbero al risultato, interiormente maturo ed esteriormente maturo (uniforme)…

Nabis

Künstlerkolonie Worpswede

Accademiche minuzie (per la poesia, la cultura, i giovani)

Un paio di considerazioni sul trafiletto dedicato ai miei inediti di Hofmannsthal, in coda all’articolo della professoressa Roberta Ascarelli che ringrazio, pur non avendo compreso la critica mossa alla mia traduzione.
Il carattere frammentario o lacunoso di alcuni di questi abbozzi comporta un lavoro interpretativo in diversi punti del testo. La Soldatengeschichte è una narrazione “interrotta”, un non finito che al suo interno presenta passi sospesi la cui contiguità con l’insieme diviene talora labile.
Tutti i frammenti dell’Andreas sono forse oggetto di un’unica, ineccepibile lettura? Una critica andrebbe circostanziata: non piace la resa letteraria? Si trova inadeguata o errata la versione in italiano della sintassi tedesca?
Dopo più di dieci anni di lavoro mi appunterò questo suo «non inappuntabile». Spiace che venga proprio dal dipartimento di Siena dove operano i maggiori studiosi di Hofmannsthal e che, mentre si fanno le pulci alla mia resa, nessuna parola sia stata rivolta alla caratura di questa ricerca, alla bellezza dei testi inediti offerti al lettore italiano, ai temi sottesi cui si è data voce. Aggiungo, essendo stata di recente riproposta la traduzione delle poesie di Hofmannsthal, che sarebbe buona cosa ricordare la grande Cristina Campo, che su questo autore si è lungamente esercitata. Io almeno un cenno nella mia analisi l’ho fatto, e solo per ragioni di spazio non ho potuto soffermarmi di più. Se mi si fosse concessa una tribuna d’intervento sulla carta stampata sicuramente ci avrei pensato.

Tornando alla mia ricerca condotta con mezzi propri, senza ombrelli istituzionali, la considero di alto rilievo, se vogliamo anche immaginarla nelle dinamiche di difficoltà vissute durante il 2021, tra chiusure forzate e strascichi pandemici. Questo Hofmannsthal è uno dei libri della mia maturità, di sicuro lo metto tra i più importanti da me curati. Presi a spaccare il mio capello, nulla si è detto per mettere in luce la bontà di questo piccolo scrigno; eppure chi è accademico non può ignorare che lavoro vi sia dietro e la preparazione che richiede. Quindi, cara professoressa Ascarelli, rifletterò senz’altro sul suo commento per migliorare, se me ne sarà data l’opportunità, ma anche per augurami che certa accademia anziché marcare il territorio nel confronto coi talenti e i colleghi più giovani, mostri atteggiamenti più costruttivi. Nella disgregazione dei tempi, un così algido volto è davvero stonato.
Intanto me ne farò una ragione canticchiando una melodia yiddish.

Claudia Ciardi

Approssimazioni all’universo di Hofmannsthal in forma di ricordi, poesie e prose, su «Alias / Il Manifesto» del 27 febbraio 2021