Navigazioni d’arte e poesia

Agnolo Bronzino, Allegoria dell’Amore e del Tempo, 1546

Il rapporto culturale che ho sviluppato con la Lombardia da quando mi sono avvicinata alla Fondazione Testori nel 2013 è stato per me di grande stimolo.

Amore a prima vista, scambio continuo, intesa totale.

Grazie Lombardia! In particolare, grazie Brescia, Mantova, Milano.
E grazie Alessia Rovina – lo so che mi leggi anche qui! – per aver avuto l’intuizione dell’«Argonauta». La tua vivacità e passione per l’antico mi sono venute incontro in piena pandemia con inaspettata delicatezza e non casualmente, nanu mia, bambina mia, ti sei materializzata da un luogo a me così caro.

Capacità imprenditoriale, lungimiranza e passione per i bei progetti culturali nel segno del tipico pragmatismo lombardo mi hanno formata, arricchita, offrendo spunti sempre rinnovati alla mia scrittura.

Tutto, tutto ma proprio tutto è stato incredibile. Dai primi cammini mossi in autonomia tra mostre e centri culturali, dalle aperture manifestate alla mia creatività per poi approdare alle coinvolgenti campagne fotografiche sul gotico.

La cesura imposta dal covid, con quello che purtroppo ne è conseguito per ognuno di noi, non scalfisce la straordinarietà di questi anni. Direi anzi che ancor più la incide come esperienza unica di un decennio per me assai importante.

E grazie anche per questo recente riconoscimento
Circumnavigarte 2022 / Sirmionelugana XI

Storia naturale della distruzione – Sebald, Benjamin, Carifi


L’ “epoca delle rovine”, così la chiama Roberto Carifi mentre ripensa ai giochi della propria infanzia «in uno spiazzo sterrato e desolato, circondato da edifici sventrati e cadenti», orla e scandisce l’infinito istante che ha lacerato la vita e la parola, e aggirandosi sulle loro membra disperse continua a farvi risuonare la sua eco. Epifania di un senso interrotto che, al deflagrare di ogni cosa, rivendica per sé un nuovo spazio nel mondo.

C’è una consonanza, un accordo sonoro e sensibile, tra ciò che abita l’infanzia di Carifi, non a caso studioso e traduttore di una parte cospicua della produzione poetica tedesca, e l’impressione che Sebald riserva a se stesso da bambino:

«Ho trascorso l’infanzia e la giovinezza in una zona che si estende lungo il margine settentrionale delle Alpi, zona largamente risparmiata dalle immediate conseguenze delle cosiddette operazioni militari. Alla fine della guerra avevo appena un anno ed è quindi difficile che, di quell’epoca segnata dalla distruzione, io possa aver serbato impressioni fondate su eventi reali. Eppure ancor oggi, quando guardo fotografie o documentari del periodo bellico, ho come la sensazione di esserne il figlio, come se di là, da quegli orrori che non ho vissuto, cadesse su di me un’ombra alla quale non potrò mai sfuggire del tutto. […] Le immagini dei sentieri di campagna, dei prati rivieraschi e dei pascoli montani vengono a confondersi davanti ai miei occhi con quelle della distruzione, e – in maniera perversa – sono proprio queste ultime, non gli idilli infantili divenuti ormai assolutamente irreali, a darmi un senso di casa, forse perché rappresentano la realtà più potente, la realtà dominante dei miei primi anni di vita. Oggi so che allora, mentre ero disteso nella culla sull’altana della nostra casa di Seefeld e, socchiudendo gli occhi, guardavo in su verso il cielo bianco-azzurro, dappertutto in Europa erano sospese nuvole di fumo». (Sebald, o. c., pp. 74-76)

(Claudia Ciardi)

Dal mio articolo “Appunti sulla teoria della distruzione di Winfried Sebald” (dicembre 2010).

Pubblicato inizialmente sulla versione online di «Helios Mag» (archivio non più presente in rete).
Qui la versione integrale del mio contributo

Altro qui >>>>>> Robert Walser e Winfried Georg Sebald

Esuli di ieri e di oggi. Memorie istriane

Barcola prima del temporale

Ricordo un cambio repentino di luce, come un’anima che entri in un’altra. La città mi salutò così. È così che ho attraversato il golfo di Trieste. E la sera bevevo un caffè in Viale XX Settembre sotto un cielo lampeggiante. Per ore la tempesta ha continuato a indugiare e sembrava che tutto il golfo danzasse uno strano rituale che non si decideva al compimento.

Nei giorni successivi ho incontrato un istriano, fulvo di capelli, che mi ha costretta a seguirlo e che in tutti i modi voleva farmi una cabala. Diceva di esser stato un esule, di venire da Pirano, additandomela sull’orizzonte. In quel momento la luce che la illuminava era di nuovo così enigmatica da dipingermela come una scheggia di un altro mondo. Aggiunse poi che si sarebbe espresso sul mio destino non prima di aver giocato una dozzina di mani con le carte triestine, con le quali mi imbrogliò bellamente, perché faticavo a ricordarle. Né da parte mia ebbi voglia di applicarmi.

Quindi compitò su un foglietto numeri e date. Alle spalle avevo Miramare, la cui fatale presenza avvertivo sopra di me, intanto che seguivo la mano scarna del mio indovino. Pensai che il cabalista mi stesse prendendo in giro una seconda volta, ma il modo in cui mi affidò il biglietto dissipò in me ogni dubbio. In quel momento ebbi la certezza che l’adorabile ciarlatano sapeva il fatto suo.

Più tardi, una sera di fine settembre, un sentiero che porta sulle mura di Lucca, direttamente in uno degli affacci più belli della città, dietro il campanile di S. Frediano. Anche l’ora poteva dirsi la più propizia per girare in quel luogo. Sul tardi, quando il sole si posa obliquamente sopra le architetture e i monti e tutto il resto sembrano sciogliersi in un irrefrenabile trapasso. Ero tornata a camminare lì dopo il mio passaggio a Trieste, giorni intensi segnati da narratori d’eccezione, gente che con spontaneità, signorilità d’altri tempi, e perfino una sana follia, mi aveva donato un pezzo di sé: che Trieste sia una finestra sul mondo è vero non solo per l’intreccio di cultura ed eventi che vivono nei libri e continuano a scaldare il cuore della città, ma più ancora per la miniera di tipi umani in cui ci si imbatte. Mi ero lasciata indietro Miramare, il mansueto guardiano del golfo, il bambino bianco che si fa beffe del tempo, e mi ritrovavo a passeggio su questo scorcio di mura antiche, in una luce calda che ne alleggeriva i contorni. Dentro di me si fece avanti una presenza, quasi una vicinanza che rivendicava attenzione. Forse perché avevo ancora nelle orecchie le voci di chi nel mio viaggio mi era venuto incontro. Ma no, sentivo che era qualcosa di più forte. Non sono affatto metodica e raramente mi soffermo su targhe e iscrizioni. Eppure avvertii il preciso bisogno di voltarmi. Ridiscesi il sentiero e mi avvicinai al grande edificio bianco sulla destra, che sorgeva come un panno steso dietro S. Frediano. Possibile che sia una scuola? No, il liceo classico è in una strada vicina, non mi sbaglio. Provai una strana sollecitudine che mi provocò a leggere la targa commemorativa. Nella grande casa bianca, che per certi versi al tramonto ricorda il candore di Miramare e che guarda le alture al di là delle mura, azzurre come onde portate lì da un’insolita corrente, trovarono ricovero molti esuli dell’Istria. All’improvviso tutto mi divenne chiaro. Guardando là oltre, in quei momenti di strazio e sradicamento, magari più d’uno si sarà sentito confortato qualche attimo dal sole che veglia i bastioni, dove il verde cupo dei monti, che a tratti vira in blu, ricorda i dolci profili istriani. Sono rimasta senza parole. Mi sono venuti i brividi.

Anni dopo, una notte tra i carruggi di Genova, avrei avuto precisa conferma dei miei numeri, dei destini che vi si agitavano. Ad ascoltare di nuovo le cifre sillabate nel caldo soffocante di un’altra città, in ore incomprensibili e certamente non di questa terra, mi sono sentita quasi divelta.

(Claudia Ciardi)

Barcola

* fotografie di Claudia Ciardi

È  raro che in poche battute le persone si rendano disponibili a rivelare qualcosa di sé. Questo grado di profondità, raggiunto con inspiegabile spontaneità e immediatezza, l’ho sperimentato finora solo a Trieste.

Stralcio di corrispondenza con uno degli artisti triestini (ottobre 2014)

La follia abbatte il personaggio perché si impadronisce dell’anima, voglio difendere la mia anima e la mia persona perché nessuno lo farà mai.

Attualmente ho una mostra delle mie opere dove rappresento l’interno della grotta di mare a miramar, nel parco dove due amanti si incontrano come in sogno, sono stati Massimiliano e Carlotta sicuramente due spiriti, a suo tempo, che aleggiano, e forse due amanti che sognano di esserci. Folli son quelli che si lasciano travolgere dalle furie, io non voglio e se è successo nella mia vita non ero cosciente, pensa forse capirai.

Me – ottobre 2014

Quello che fai è molto bello. La tua grotta è un mondo incantato in cui i sogni di tanti vengono a darsi appuntamento.

È strano come la tua sfrontata esuberanza si richiuda all’improvviso. Ne resto quasi sconvolta.  

Purtroppo la realtà è cosa assai ruvida e spesso distaccata da una più autentica comprensione. Però, finché siamo qui, è inevitabile viverla. Ma può anche essere bello abbandonarsi, se bello è ciò che ci afferra. A dircelo è qualcosa che ha a che fare con l’istinto, credo. Le sensazioni sono continuamente esiliate nell’epoca in cui viviamo, e questo è un male, male per la creatività, male per l’arte, male per la spontaneità dei rapporti tra esseri umani. L’aridità è la cosa da cui non vorrei mai essere dominata. E un artista, per sua stessa inclinazione, non può essere avaro di sé.

La tua anima la culla Trieste, lo ha già fatto per tanti. È generosa e calda come una madre, e ti sorregge. Non dimenticarlo. Te lo dice una forestiera, che ama guardare lontano.

13 ottobre 2014

Per fortuna la grotta sul mare esiste è reale non è un sogno quindi sono al sicuro dalla follia lontano lontanissimo tocco la realtà con mano ….. finché vivrò.

ἄγαμος ἄτεκνος ἄπολις ἄφιλος

Valentin Aleksandrovič Serov, Ifigenia, 1893

νῦν δ’ ἀξείνου πόντου ξείνα

δυσχόρτους οἴκους ναίω,

ἄγαμος ἄτεκνος ἄπολις ἄφιλος. (Eur. IT 218–20)

E ora qui, straniera, sul mare desolato

le tristi case abito,

senza nozze, senza figli, senza patria né affetti.

Euripide, Ifigenia in Tauride [traduzione di Claudia Ciardi]

Si è festeggiato l’8 marzo, e nell’arte con molte iniziative già preparate, è evidente, prima che scoppiasse l’ennesimo disastro. Così, proprio mentre le abbiamo interpellate e ci siamo adoprati per celebrarle, le Muse, turbate, ferite, hanno continuano a tacere. Avrebbe potuto essere altrimenti? Con quello che accade la femminilità più di tutto è scossa e sradicata, minacciata nei propri affetti, nelle cose che si danno come basi del proprio mondo, per quel poco che si può rendendolo saldo.

Sono tristi e arrabbiate queste Muse, perché non facciamo abbastanza per onorarle, anzi mentre diciamo di amarle, le mandiamo in esilio. E così le Muse tacciono, tacciono perché è debole il nostro omaggio, non sono fresche le rose che portiamo.

Vorrei anche dire che un buon 8 marzo a due signore che si occupano del fondo manoscritto di Paula Modersohn-Becker ci poteva anche stare; più di dieci anni di studio l’una e, per quanto mi riguarda, oltre quattro anni. Un lavoro esteso che comprende la consultazione di molti materiali in lingua, inediti in Italia, di cataloghi e altri strumenti simili che ci siamo procurate tenendo contatti con centri di studio, librai e antiquari tra gli Stati Uniti e la Germania.


Ne approfitto per dire che è in corso di pubblicazione un lungo saggio a mia firma (30.500 battute con un excursus bibliografico incentrato su alcuni recentissimi titoli usciti nel panorama culturale tedesco) dove si offre in anteprima un ritratto di questa pittrice a partire da un accurato studio delle occorrenze verbali in rapporto alle sue esperienze di crescita artistica. Abbiamo lavorato come se avessimo di fronte un poema antico, rintracciando clausole, ritorni nell’aggettivazione, tentando di illuminare le singole e più significative parole tedesche per quello che è il loro portato sia in ambito letterario che pittorico. Il testo offre cospicue citazioni in un raffronto bilingue tra gli autori passati in rassegna. Così sarà contento chi per mestiere rileva le pagliuzze altrui…

È strano come si osservi nell’altro un battito di ciglia e poi ci si “dimentichi” di chiedere conto della ricerca di due studiose, che non vantano parentele accademiche, ma validamente e profondamente si sono impegnate.

Ad ogni modo, di questo primo assaggio della nostra ricerca indipendente daremo notizia qui nelle prossime settimane.   

Visto che l’8 marzo è andato e si è persa una buona occasione, provvedo da me ad augurarci buona primavera. Buon risveglio a noi, buona arte e creatività a te, cara Eleonora, e buona rinascita a tutte le donne che lottano, a quelle che non vengono aiutate, a quelle che lavorano in silenzio senza sfruttare rapporti di potere, cui vengono negati sistematicamente spazi di rappresentazione e d’intervento, a quelle che cercano di cambiare le cose.

22 ottobre 1899 – Dal diario di Paula Modersohn-Becker [traduzione di Eleonora Beltrani e Claudia Ciardi]

Des Nachts, wenn ich aufwache, und morgens, wenn ich aufstehe, ich es mir, als wenn etwas Traumhaft-Schönes auf mir liege. Und dann ist es doch nur das Leben, das mit seinen schönen Armen ausgebreitet vor mir steht, auf daß ich hineinfliege.

Quando nottetempo mi desto e al mattino mi alzo, è come se qualcosa tra sogno e meraviglia mi avvolgesse. Poi, altro non è che la vita a braccia aperte innanzi a me, perché mi ci getti.

11 luglio 1899 – Dal diario di Otto Modersohn [traduzione di Claudia Ciardi]

Es kommt aber alles darauf an, alle Schlacken, alles anhaftende fremde zu beseitigen und ganz “ich selbst” zu werden, ganz persönliche Bilder zu schaffen, die würden mir Erfolg verschaffen, innerlich reif, und äußerlich reif (einheitlich)…

Ma è proprio una questione di rimuovere tutte le scorie, tutte le residue cose estranee, per divenire completamente “me stesso”, creando immagini del tutto personali che mi porterebbero al risultato, interiormente maturo ed esteriormente maturo (uniforme)…

Nabis

Künstlerkolonie Worpswede

Inscriptio vastitudinis

La guerra che devasta, la poesia che lenisce

Gli affreschi di Buffalmacco danneggiati dopo il bombardamento del Camposanto di Pisa


Riproposta del saggio ispirato dalla mia lezione pubblica tenuta nel marzo 2011.
Qui disponibile la versione integrale.


La traccia di questo saggio, alla luce dei miei lavori di scrittura nel decennio trascorso, s’impone in tutta la sua chiarezza. E proprio in virtù del cammino intrapreso e delle sue tappe viene a parlarmi con una voce, se possibile, ancor più limpida, rispetto a quando mi apprestai alla sua composizione.

Ora più nitidi sono gli esiti, i temi abbracciati, le inclinazioni letterarie che alla fonte dell’antico per prima si sono abbeverate, il portato delle storie toccate, la cadenza emotiva che ho coltivato e celebrato nel mio viaggio.

Perfino Hugo von Hofmannsthal vi si affaccia, prima soglia varcata allora senza fermarmi e che tanto tempo dopo, in circostanze cambiate, in una me cambiata, mi avrebbe spinta a tornare tra quei suoi frammenti allora solo sfiorati.

E la guerra, il pericolo incombente della deflagrazione, il grido dell’umanità che si vede perduta, lo scempio del Camposanto di Pisa durante la seconda guerra mondiale, le macerie dell’oggi. Ma anche la ferma volontà di non soccombere.

La sensazione di aver seminato e raccolto per sottrarre spazio al deserto, questa sensazione di un tutto che inaspettatamente viene a significare qualcosa laddove fino a poco prima anche un nesso pur minimo sfuggiva, solleva e gratifica. È una lenezza tutta musicale che impedisce di essere travolti e che fa ricordare a se stessi. Perché aver memoria di se stessi è la prima pietra nell’edificio che intenda accogliere l’umano.

* Un estratto pubblicato sul mio blog alla notizia delle distruzioni compiute a Palmira.

* Ricostruzioni (La Triennale di Milano, 2019) 

I restauratori al lavoro per la rinascita

Accademiche minuzie (per la poesia, la cultura, i giovani)

Un paio di considerazioni sul trafiletto dedicato ai miei inediti di Hofmannsthal, in coda all’articolo della professoressa Roberta Ascarelli che ringrazio, pur non avendo compreso la critica mossa alla mia traduzione.
Il carattere frammentario o lacunoso di alcuni di questi abbozzi comporta un lavoro interpretativo in diversi punti del testo. La Soldatengeschichte è una narrazione “interrotta”, un non finito che al suo interno presenta passi sospesi la cui contiguità con l’insieme diviene talora labile.
Tutti i frammenti dell’Andreas sono forse oggetto di un’unica, ineccepibile lettura? Una critica andrebbe circostanziata: non piace la resa letteraria? Si trova inadeguata o errata la versione in italiano della sintassi tedesca?
Dopo più di dieci anni di lavoro mi appunterò questo suo «non inappuntabile». Spiace che venga proprio dal dipartimento di Siena dove operano i maggiori studiosi di Hofmannsthal e che, mentre si fanno le pulci alla mia resa, nessuna parola sia stata rivolta alla caratura di questa ricerca, alla bellezza dei testi inediti offerti al lettore italiano, ai temi sottesi cui si è data voce. Aggiungo, essendo stata di recente riproposta la traduzione delle poesie di Hofmannsthal, che sarebbe buona cosa ricordare la grande Cristina Campo, che su questo autore si è lungamente esercitata. Io almeno un cenno nella mia analisi l’ho fatto, e solo per ragioni di spazio non ho potuto soffermarmi di più. Se mi si fosse concessa una tribuna d’intervento sulla carta stampata sicuramente ci avrei pensato.

Tornando alla mia ricerca condotta con mezzi propri, senza ombrelli istituzionali, la considero di alto rilievo, se vogliamo anche immaginarla nelle dinamiche di difficoltà vissute durante il 2021, tra chiusure forzate e strascichi pandemici. Questo Hofmannsthal è uno dei libri della mia maturità, di sicuro lo metto tra i più importanti da me curati. Presi a spaccare il mio capello, nulla si è detto per mettere in luce la bontà di questo piccolo scrigno; eppure chi è accademico non può ignorare che lavoro vi sia dietro e la preparazione che richiede. Quindi, cara professoressa Ascarelli, rifletterò senz’altro sul suo commento per migliorare, se me ne sarà data l’opportunità, ma anche per augurami che certa accademia anziché marcare il territorio nel confronto coi talenti e i colleghi più giovani, mostri atteggiamenti più costruttivi. Nella disgregazione dei tempi, un così algido volto è davvero stonato.
Intanto me ne farò una ragione canticchiando una melodia yiddish.

Claudia Ciardi

Approssimazioni all’universo di Hofmannsthal in forma di ricordi, poesie e prose, su «Alias / Il Manifesto» del 27 febbraio 2021

Prosa breve come poesia: Musil, Roth e Lasker-Schüler


La guerra senza qualità di Robert Musil, a cura della redazione, su «Il Giornale», 5 dicembre 2012

Enzo Cabella, Cinque prose inedite di Robert Musil. Il regalo di Natale di Via del Vento edizioni, «La Nazione», 9 dicembre 2012

Su «Internazionale» n. 982, 11-17 gennaio 2013 – Rubrica dei libri ricevuti

Alfonso Berardinelli, Gli appunti di Musil dal fronte italiano: che meraviglia la prosa quando è breve, «Avvenire», 26 gennaio 2013

Ne hanno inoltre parlato sui loro blog e profili, «Chronica Libri» (classifica dei libri per l’estate 2013 a cura di Giulia Siena), «La bottega di Hamlin», Giuliano Brenna su «La Recherche», Stefano G. Azzarà sul suo blog «Materialismo storico», la trasmissione radiofonica «Carta Vetrata» a cura dell’Università popolare di Trieste, 16 giugno 2013


Daniele Abbiati, Che gran cronista quel santo bevitore di Joseph Roth, «Il Giornale», 4 dicembre 2013

Amedeo Anelli, Quegli “incantatori” ai margini della vita, «Il Cittadino», quotidiano di Lodi, 5 dicembre 2013

Enzo Cabella, Via del Vento racconta un inedito Joseph Roth, «La Nazione», 15 dicembre 2013

Joseph Roth, le prose inedite da giornalista, a cura della redazione, «Avvenire», 24 dicembre 2013

Rubrica «Il Classico», a cura della redazione, «Corriere della Sera», 9 gennaio 2014

Piccolo è più bello. Copie numerate per gli intenditori, a cura della redazione, «L’Arena» e «Bresciaoggi» 24 gennaio 2014

Su «Internazionale» n. 1036, 31 gennaio-6 febbraio 2014 – Rubrica dei libri ricevuti

Ne hanno inoltre parlato Marianna Abbate su «Chronica Libri», Paola Ricci su «Taste Archeologist» e «Il Segnalibro», n. 201, dicembre 2013

Else Lasker-Schüler, Concerto e altre prose sull’infanzia,
«Il Segnalibro», rubrica culturale del «Corriere della Sera», 2 gennaio 2015

Franco Benesperi, Concerto e altre prose sull’infanzia, Settimanale «La Vita», 10 gennaio 2015

Recensione sull’organo di stampa della Else Lasker-Schüler-Gesellschaft in Wuppertal – ELSG II Quartal 2015

Su «Helios Magazine», bimestrale, numero 5-6, anno 2014

Poesia: Benjamin, Heym, Pozzi


Franco Benesperi, Liberami dal tempo, Settimanale «La vita», 2 dicembre 2012

Walter Benjamin, Liberami dal tempo su «Il Segnalibro», numero 183 aprile 2012

Walter Benjamin, Liberami dal tempo – Trasmissione «Qui comincia», RadioTre, 20 maggio 2012

Walter Benjamin, Liberami dal tempo – Note di lettura a cura di Giancarlo Calciolari, 5 aprile 2013

Notiziario CDP 229, settembre-ottobre 2012 – Ha la morte facoltà di scambiare il desiderio, p. 17 – poesia tratta da Walter Benjamin, Liberami dal tempo

Nicola Saldutti, Una barca di nome Cuore – poesia tratta da Walter Benjamin, Liberami dal tempo, su «Corriere della Sera / La lettura», 10 maggio 2020

Ne hanno inoltre parlato sui loro blog e profili, Alida Airaghi, il blog «Antiit», Marta Cutugno su «Carteggi letterari», Stefano Fiorucci, il sito «Germanistica.net», «L’Amantide» di Beatrice Orsini, Luciano Nanni su «Literary»,Valeria Nisticò, Maurizio Pallavicini su «Aurelius Immagini», Stefi Rossetti, il sito «Sololibri».


Enzo Cabella, Via del Vento riscopre il mondo di visioni e versi di Georg Heym, «La Nazione», 31 dicembre 2011

Georg Heym  sulla rubrica “Il classico” del «Corriere della Sera», 17 febbraio 2012

Mirella Appiotti, Via del Vento, assaggi di classici, «La Stampa», 9 giugno 2012

Videolettura di Fabricio Guerrini sul suo canale youtube, 7 gennaio 2023

Laura Vargiu sul suo blog «Il ponte delle parole», 15 gennaio 2023

Ne hanno inoltre parlato sui loro blog e profili, Antonio Colecchia sul sito «Whipart», Marta Cutugno per «Carteggi letterari», il blog «Monteverdelegge», il blog «Caruso Paskoski», il sito «Sololibri», la rivista online «Sagarana», Eleuterio Telese.


Catherine Pozzi, Lettura della poesia Nyx, Archivi Rai (2012-2013)

Enzo Cabella, Via del Vento: Le poesie di Pozzi per l’addio ad “Acquamarina”, «La Nazione» 21 gennaio 2013

Catherine Pozzi sulla rubrica “Il classico” del «Corriere della Sera», 8 febbraio 2013

Pierangela Rossi, Catherine Pozzi chiude la collana “Acquamarina”, «Avvenire», 27 marzo 2013

Franco Benesperi, Nyx e altre poesie di Catherine Pozzi, Settimanale «La vita», 14 aprile 2014

Ida Travi, Un solo libro per raccontarsi, «Il Manifesto», 20 aprile 2013

Claudia Ciardi, Inno alla notte, sulla rivista «Poesia» di Nicola Crocetti, numero 301, febbraio 2015

Ne hanno inoltre parlato sui loro blog e profili, Daniela Distefano su «Liberi di scrivere», Gabri Kyo Puzzo, Chiara Silvestrini.

Scrittura e arte

Scrittura e arte, arte e scrittura. Due sponde che si chiamano. Un rapporto simbiotico destinato a nuove metamorfosi. 


Interrare i semi, scendere fino all’anima delle cose. Radicarsi in un suolo come alberi nel loro regno. E se il vento li scuote, abbandonarsi restando saldi.
Assecondare la natura, sentirne le cadenze dentro di sé non per ripeterle ma per farsi strumento di creazione. Donare e ricevere. Perché nell’arte va come nell’amore.

Articoli, saggi, scritti letterari

Un elenco dei principali articoli, saggi e scritti letterari di cui
sono autrice o coautrice.
Vengono inoltre menzionati i maggiori organi culturali
che hanno contribuito a divulgare
il mio lavoro.

Il fascicolo LXXIII di «Atti e rassegna tecnica», n. 1 (aprile 2019) dedica una sezione agli eventi che hanno accompagnato il bicentenario della nascita dell’architetto Giovanni Battista Schellino.

Il quaderno numero 171-172 di «Erba d’Arno», rivista diretta da Aldemaro Toni e sostenuta dalla CR Firenze, ospita un mio saggio dedicato alla poesia e ai meccanismi di fruizione dell’opera d’arte: L’arte e l’archetipo. Specchio di vita immortale.

Su «Incroci» numero 47, giugno 2023, Adda Editore, un mio lungo saggio (pp. 80-95) dedicato ai progetti di cultura diffusa e all’analisi di possibili differenti modelli economici, orientati da tali iniziative e dagli spunti creativi che sono in grado di produrre. In accompagnamento quattro miei inchiostri inediti tratti dalla serie dei “Cieli”. Estratto breve del mio contributo/ ISSN 2281-1583.

Alcuni miei articoli e saggi sono citati nelle seguenti pubblicazioni: Michele Pellegrino, Prima che il tempo finisca, Mondandori Electa_Photo 2022, edizione bilingue italiano-inglese, prefazione di Daniele Regis, La poetica della luce, p. 27 (note 28 e 29); Michele Pellegrino, Cartusia Vallis Pisii, Imprimere Stampa FineArt e JollyGraf (Boves-Mondovì), 2023, testo di Daniele Regis, Una promenade visiva tra architettura, paesaggi e spiritualità, p. 27 (nota XIX); Michele Pellegrino, Io il covid e le nuvole, Mondadori Electa_Photo 2024, edizione bilingue italiano-inglese, prefazione di Daniele Regis, Storie di vita e di sguardi. Intervista impossibile a un amante delle nuvole, p. 26 (nota 22).

Sulla Rivista «Incroci» numero 46, dicembre 2022, Adda Editore, pubblicati i contributi a firma di Daniele Regis e Claudia Ciardi sul neogotico e la taumaturgia dell’arte. Si torna a esplorare il nesso tra linguaggi figurativi e scrittura con un’analisi della capacità di curare insita nelle opere d’ingegno.
Titoli dei saggi: Daniele Regis, La cancellazione della storia e le sue resistenze. Schellino e l’igiene come metafora urbana; Claudia Ciardi, Un sogno neogotico: Schellino e la taumaturgia dell’arte.
Queste trattazioni sono state condotte e sviluppate in sinergia con le attività scientifiche del Politecnico di Torino (dipartimento di Architettura e design), il lavoro di ricerca sviluppato nell’ambito degli studi neogotici per “Schellino 200”, il dipartimento di scienze umane dell’Università di Bari “Aldo Moro” che ha concepito il progetto “Malattia, parola, città”.
Estratto breve dell’articolo di Claudia Ciardi/vista fronte-retro della pubblicazione/codice ISSN.

Un’assolata domenica nella periferia di Torino, davanti alla fabbrica della Thyssen. A dieci anni esatti dall’incidente un mio pezzo in ricordo delle vittime e dei loro familiari (2007-2017).
Grazie a «Il Grandevetro» per averlo pubblicato sul suo sito (febbraio 2018).

Sul numero 14 (dic. 2017) di «Archalp» periodico dello I.A.M – Istituto di Architettura Montana (Politecnico di Torino) – un articolo a firma di Daniele Regis ripercorre gli eventi (mostre, convegni, letture pubbliche) ospitati da rifugio Paraloup (CN) dal 29 settembre al 1° ottobre 2017. Si parla anche di Alpi Apuane, dei miei “Taccuini giapponesi” e del mio poema inedito “Un nodo infinito”.

Sulla Rivista «Incroci» numero 45, giugno 2022, pubblicata da Adda Editore, un lungo saggio che presenta in anteprima alcuni dei risultati di studio e ricerca sul fondo manoscritto della pittrice tedesca Paula Modersohn-Becker, a cura di Eleonora Beltrani e Claudia Ciardi.
Ut pictura poësis. Arte, parola e metamorfosi di Paula Modersohn-Becker.
Incipit dell’articolo/vista fronte-retro della pubblicazione/codice ISSN.

Nell’ambito del Premio Internazionale Apollo Dionisiaco (Roma, 2021), dedicato alla poesia e all’arte, con il patrocinio del Comune di Roma, dell’Università di Roma Tre e dell’Istituto italiano di cultura di New York, l’antologia edita online a cura della professoressa Fulvia Minetti, presidente del premio, ospita una mia poesia entrata nella rosa dei cinquanta testi selezionati dalla giuria.

Antologia proustiana 2021 edita da «La Recherche». In occasione del compleanno di Marcel Proust e dei 150 anni dalla nascita esce l’antologia proustiana “Sette quadri da La Prigioniera” cui partecipano 86 autori. Il mio racconto “Una meditazione a Spinalonga” si ispira in parte alle suggestioni di Spoon River ed esplora il senso di solitudine che colpisce il malato. Auspicando un riscatto di questa, come di ogni condizione che reprime l’umana libertà, in nome della poesia. Prendetene e leggetene tutti.

Sul notiziario CDP (Centro Documentazione di Pistoia), numero 254, marzo-ottobre 2017, una delle mie traduzioni dalla selezione di poesie di Alfred Lichtenstein, in gran parte inedite in Italia, apparse sulla rivista «Incroci», numero 34, Adda editore (luglio-dicembre 2016). Per consultare gli altri numeri del CDP che hanno menzionato il mio lavoro si rimanda alla rassegna stampa di Margini in/versi, presente sull’omonima pagina fb.

Rivista «Incroci» n.° 34. Nell’ambito delle iniziative culturali per il centenario della Grande Guerra, viene pubblicata la mia traduzione di alcune liriche inedite in Italia del poeta tedesco Alfred Lichtenstein, accompagnate da un mio saggio di commento: Un poeta costretto a essere soldato , luglio-dicembre 2016, pp. 18-28.
Si rimanda al sito di Adda editore per consultare e acquistare il numero.

ELSG II. Quartal 2015. L’organo di stampa della Else Lasker-Schüler Gesellschaft parla di Konzert-Concerto, Via del Vento edizioni.

Rivista «Incroci» n° 31. Semestrale di letteratura e altre scritture. Un inedito di E. L.-Schüler tradotto da Claudia Ciardi e Katharina Majer, con un breve saggio a cura di Claudia Ciardi. Mario Adda Editore, gennaio-giugno 2015.
Si rimanda al sito di Adda editore per consultare e acquistare il numero.

«Alibi Rivista» n° 9 (aprile-giugno 2015), Marginalia editore.
Slum pastiche di Claudia Ciardi. Omaggio al Finnegans Wake di Joyce. Versione cartacea acquistabile su Lulu.com.
Numero consultabile sul blog della rivista.

Rivista «Poesia» (Crocetti), n° 301, Catherine Pozzi. Inno alla notte, a cura di Claudia Ciardi. Un articolo dedicato alla grande poetessa francese accompagnato da una ricca selezione di poesie tradotte da Claudia Ciardi, pp. 36-46, febbraio 2015.
Incipit dell’articolo
Sommario della rivista

Rivista «Incroci» n° 29. Semestrale di letteratura e altre scritture. Un inedito di Joseph Roth tradotto da Claudia Ciardi e Katharina Majer, con un saggio a cura di Claudia Ciardi – I disastri della guerra: espressionismo e clownerie nell’opera di Roth, pp.6-16, Mario Adda Editore, gennaio-giugno 2014.
Si rimanda al sito della casa editrice per acquistare il numero.

La rivista online «Mumble» pubblica un mio racconto: Grottesca, 11 giugno 2013.

La frontiera in crisi. Storie di pionieri e dei loro cantori nella “terra delle possibilità”, prefazione al libro scritto da Aldo Tredici, Il sogno e la realtà. Bruce Springsteen e l’America, Luglio editore, Trieste, 2013, ISBN 9788868030308, euro 15,00.
Qui gli estremi della pubblicazione e il testo del mio articolo
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Su «UA 3p – Università aperta», numero 1, anno XXIII, gennaio 2013, Progetto Europa. La metropoli come volontà e rappresentazione.

I miei articoli, già apparsi sulla rivista «Leggendaria», raccolti nell’archivio ESSPER, periodici italiani di economia, scienze sociali e storia. L’elenco dei miei articoli nell’archivio ESSPER, a cura della Liuc (Università Carlo Cattaneo).

Diversi miei contributi sono usciti sulla rivista «Leggendaria». Direttrice responsabile, la giornalista Anna Maria Crispino. Ulteriori dettagli sulle pubblicazioni nei post dedicati di Margini in/versi. Leggendarie su Margini in/versi.

La mia prefazione al catalogo della fotografa Chiara Romanini, La Valse/ Dimore perdute (giugno 2019), versione italiana e tedesca: Una soglia in penombra ; Eine Schwelle bei schwachem Licht (traduzione dall’italiano al tedesco di Claudia Ciardi; revisioni di André Schneider).

Su «Leggere donna», n. 152, luglio-settembre 2011, la mia recensione del romanzo di Helga Schneider, Heike torna a respirare. ISSN 1122-4975.

«Stemma di un vagabondaggio». Plaquette di Gattili edizioni. Tribute to Gertrud Kolmar and Walter Benjamin. Collana curatori-autori/ Series of editors-authors, n° 1, Gattili edizioni. Stemma di un vagabondaggio – Wappen einer Wanderung – A coat of arms for a pilgrimage.

Su «ViviSaar – Das deutsch-italienische Kulturmagazin im Saarland» parlo delle mie ricerche in un’intervista curata da Elisa Cutullè (ottobre 2012).

Rivista «Testuale» n° 49, direttore responsabile Gio Ferri. Special thanks to Mary de Rachewiltz. «Flux et Reflux. Rotte per l’OltreAmerica», Anterem edizioni, gennaio 2012, pp. 47-61.

Rivista «Il Segnale» n° 91. Quadrimestrale dell’editrice Dispari, anno 2011-2012. Pubblicazione del racconto breve «Ianus», pp. 53-55. ISSN 03939464.

Dal mito antico al grido espressionista. Spunti per una lettura dei Cantos di Ezra Pound. In “Annali dell’Accademia dell’Ussero”, Odeongrafica, 2011. Draft and text of a public lecturing on Expressionism and Ezra Pound, with a reading from the Pisan Cantos. Evento pubblicizzato su «Il Tirreno».
>>>>>> Riproposta di lettura: Inscriptio vastitudinis (marzo 2022)

Archivio tesi ETD Unipi – Claudia Ciardi, Le Erinni sulla scena tragica: percorsi di un immaginario, 2009