Epica e incantesimi delle sirene

La sirena è per lo più associata a caratteristiche di perdizione. Il potere per cui maggiormente viene conosciuta è gettare nel turbamento chi la incontra, il che può significare anche la fine del malcapitato, inghiottito nel gorgo delle acque da dove la straordinaria creatura appare. Esseri simili popolano peraltro diverse tradizioni fiabesche. Celebri sono ad esempio le temibili Ondine o Nixe del folklore germanico, ninfe abitatrici dei corsi d’acqua dolce. Ma questa strana creatura marina non esercita un potere meramente negativo. La sua ambivalenza, incarnata per l’appunto dalle fattezze ibride – per metà donna e per l’altra metà pesce – la colloca in un limbo ancestrale che tuttavia riflette anche virtù positive. Sciogliere i nodi, pettinare le tempeste; non è un caso che il pettine sia uno degli oggetti che la identificano.    

Sirene suonatrici, miniatura tratta dal ‘Salterio della Regina Maria’ (1310-1320), British Library, Londra.

Dal latino tardo sirēna, classico sīrēn – pl.: sīrēnes, trascrizione del greco Σειρήν, Seirḗn – pl.: Σειρῆνες, Seirênes, nome dall’etimologia incerta, le ricostruzioni dei linguisti puntano a una radice indoeuropea “svar” che indicherebbe il canto, tratto principale con cui si fa riconoscere e che utilizza per attirare chi incontra. Proprio nel loro modo di cantare gli antichi greci ravvisavano simboli di sapienza e conoscenza. Dalle divinità acquatiche adorate dai Sumeri (Zagan o Dagan) e nell’antico Egitto (Nun e Naunet), dai culti neolitici della Dea Madre alle sirene di Ulisse (in questo caso metà donne e metà uccelli) per non dimenticare il “pesce umano” del folklore nipponico (detto Ningyo), il mito di misteriosi esseri che conservano alcuni tratti umani, abitanti della acque, accomuna tutti i popoli del pianeta.

Il vaso delle Sirene – Pittore delle Sirene. Arte greca, età arcaica: 480-470 a. C. Collocazione: British Museum, London
Note: Ceramica a figure rosse
Fonti letterarie classiche: Omero, Odissea, XII, 36-61

Va precisato che l’aspetto delle sirene muta dall’antichità al medioevo. Si potrebbe infatti restare alquanto spiazzati osservando un vaso greco – come ad esempio il celebre stamnos ispirato dall’episodio dell’Odissea, libro XII – che le ritrae simili a un incombente stormo di arpie, coperte di piume, dove nulla lascia intendere un’origine dal mondo acquatico. Secondo quanto depositato nella tradizione omerica, che dunque rispecchia qualcosa di ancor più lontano sul versante del tempo, si trattava infatti di essenze demoniache, al pari delle Keres e delle Erinni. La prima descrizione riconducibile al nostro immaginario è attestata non prima dell’VIII secolo d. C. nel Liber Monstrorum. Al contrario delle furie, che in epoca romana vennero designate con nomi propri, per le sirene non si ha notizia di identità specifiche. Soltanto in epoca tarda ci si imbatte in Partenope, morta suicida in mare per essere stata rifiutata da Ulisse; le onde la rigettano alla foce del Sebeto, dove in seguito nasce una città chiamata, appunto, Partenope e poi Neapolis (Napoli). Da quelle parti, sulla penisola sorrentina, sorgeva anche il Tempio delle Sirene. Tutto questo per ribadire ancora una volta che le avvenenti fanciulle con coda di pesce rese universalmente note da Andersen (la fiaba della sirenetta è del 1837) hanno origine solo nel primissimo medioevo, mentre nell’età antica gli unici con queste caratteristiche erano esseri maschili, i Tritoni.

I luoghi delle sirene. Incisioni e pitture sui temi del mare.
Di Mario Calandri (Autore), Edizioni Carte d’Arte, 1993.
Volume edito in occasione della mostra presso la Pinacoteca Provinciale di Bari, giugno 1993. Contributi critici di Lucio Barbera e Angelo Dragone. Tavole in bianco e nero e a colori. Bibliografia. 4to. pp. 88.

In epoca moderna, quella della sirena è una figura che si lega al patriziato veneto. Curiosamente la potente famiglia dei Corner (Cornaro) la adotta come suo simbolo. La nobildonna Caterina Cornaro, andata in sposa a Giacomo II di Lusignano, re di Cipro, volle infatti così ricordare le origini familiari del marito. Non solo evocazione isolana, cosa che si potrebbe immediatamente pensare, ma vera e propria citazione storica, in quanto alla fine del Trecento lo scrittore francese Jean D’Arras nella sua opera Histoire de Lusignan o Roman de Mélusine fece discendere la dinastia di origine francese dei Lusignano dall’azione della bellissima Melusina, creatura fantastica apparentata alle sirene.   

Sirena scolpita commissionata come simbolo nello stemma di famiglia da Caterina Cornaro. Museo Casa Giorgione – Castelfranco Veneto.
Fotografia di Claudia Ciardi ©

Dal romanticismo in avanti la rappresentazione delle sirene procede sulla base dei modelli dettati dallo studio dei patrimoni folklorici. La riscoperta dei cicli fiabeschi indirizza il nuovo gusto estetico, facendo registrare un contatto assolutamente peculiare nonché capillare fra testi scritti e dimensione figurativa.

Giulio Aristide Sartorio, Sirena o abisso verde (dettaglio). Galleria d’arte moderna Ricci Oddi, Piacenza.
Fotografia di Claudia Ciardi ©
Galleria Ricci Oddi, Piacenza. Vista della sala dedicata alla pittura ligure e piemontese.
Le XXII sale della Ricci Oddi costituiscono uno dei luoghi più belli d’Italia dove ammirare l’arte moderna.
Il genio e la sensibilità del donatore hanno permesso di raccogliere una delle collezioni più affascinanti sul territorio nazionale dedicata ai temi della pittura italiana ottocentesca e novecentesca.
Fotografia di Claudia Ciardi ©

Arte: Klinger, Kollwitz, Modersohn


Mario Bernardi Guardi, “Il sogno e il simbolo nutrono la creatività dell’incisore Klinger”, «Libero», 5 febbraio 2017.

Giorgio Bonomi ne scrive per la rubrica “Spigolature”, su «Titolo», rivista d’arte contemporanea edita da Rubbettino, n.14, estate-autunno 2017.

Ne hanno inoltre parlato sui loro profili e blog, Ofelia Sisca per «Mangialibri», Eleuterio Telese e «Toscana Eventi & News».


Paola Baratto, “Käthe Kollwitz, dal dolore alla responsabilità verso i giovani”, «Giornale di Brescia», 2 gennaio 2018.

Amedeo Anelli, “L’arte, l’uomo, la guerra: i pensieri di Käthe Kollwitz”, «Il Cittadino di Lodi», 8 febbraio 2018.

Rebecca Mais, su “beckyculturecorner.blogspot.com”, 17 dicembre 2018.


Leonardo Soldati, “Diario di Paula Becker. Vita e arte di una pittrice”, «Avvenire», 14 giugno 2020.

Paola Baratto, “Amo l’arte, voglio servirla in ginocchio perché mi pervada”, «Il Giornale di Brescia», 3 febbraio 2019.

Amedeo Anelli, “Quei pensieri sulla vita di una grande pittrice” «Il cittadino di Lodi», 1 marzo 2019.

Ne hanno inoltre parlato sui loro blog e profili, Daniela Distefano («Liberi di scrivere», 29 settembre 2019), Daniela Domenici («Daniela & dintorni», 24 gennaio 2019), Manuela Gatti, Giovanna Gheser, Antonella Lucchini («Mangialibri», ottobre 2019), Gian Ruggero Manzoni («Versante ripido», febbraio 2019), Mary Mazzocchi («Babele letteraria», giugno 2019), Chiara Romanini, Eleuterio Telese.